giovedì 25 ottobre 2018

Vecchiaia


La vecchiaia è un' impietosa perdita progressiva di tutto ciò che costituisce l'essenza della vita, il suo senso, il suo gusto. Se poi non hai il dono della fede, e non ti rimane nessuno, o se chi ti rimane è un figlio indegno, ogni giorno può diventare una gabbia soffocante di disperazione e paura. A quasi un anno di distanza dalla dies horribilis del due giugno 2015, il pensiero è sempre, ossessivamente lì. Ho provato con tutto me stesso a rendere sereni quei giorni in cui il declino cominciava a rendersi evidente, dappertutto fuorché nel cervello, ma la mia stessa ansia di riuscirci, mi ha fatto compiere molti errori. Ho cercato di far vivere mia madre esattamente come voleva lei, libera in casa sua, senza estranei in casa a darci una mano, ma non ho saputo trasformarmi nell'uomo di casa che avrei potuto essere, oppure forse avrei dovuto impormi, e trovarle un aiuto, femminile, capace di accudirla come un figlio maschio non avrebbe mai potuto. Ho cercato di non lasciarla mai sola, cercando di lavorare da casa, ma così mi sono imbattuto così in imbroglioni e truffatori che hanno approfittato della mia debolezza. Avrei dovuto quindi nasconderle l'entità di questi errori, ma la sua implacabile lucidità mi ha reso impossibile mentirle. Avrei dovuto insistere per ottenere più esami e visite specialistiche a domicilio, ma mi sono arreso davanti al cinismo e all'indifferenza del medico di famiglia e perfino delle tanto decantate associazioni di volontariato (che ora più che mai considero solo squallide fabbriche di vernice per sepolcri). Fai una cosa credendo di far bene, e avresti potuto farne mille altre meglio. In fondo, avevano ragione i cari Riccardo e Ivan, dicendomi che il mio licenziamento era in fondo stato un regalo, che mi aveva dato due anni per vivere pienamente la mia famiglia, prima di perderla. Alla fine, hanno fatto più del bene quei due ingrati datori di lavoro di quanto non abbia fatto io mettendocela tutta.
20 maggio 2016

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